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Dear Mister Fantasy


MR. FANTASY .. e il viaggio nel tempo dell’uomo vestito di bianco


“Caro Mr Fantasy, suonaci una melodia, qualcosa che ci renda felici, canta una canzone, suona una chitarra, e fa che tutto accada...”

Comincia così una delle canzoni più belle e più conosciute dei Traffic, gruppo di riferimento di un attento e preparato futuro conduttore televisivo, Carlo Massarini, che nel 1981 decide di prenderne in prestito il titolo, o parte di esso, per dar vita alla sua grande avventura televisiva, Mr. Fantasy. Un viaggio tra lo spazio e il tempo che romperà qualsiasi schema e del quale tornerà a parlare, 26 anni dopo, grazie ad un libro e a sei speciali nuovi di zecca in onda dal 3 marzo su Rai Sat Extra.

Mr. Fantasy è un programma originale, nel pieno rispetto delle sane abitudini autoriali della tv di una volta, uno di quei programmi che, se visti quando sei adolescente, nel momento in cui la curiosità, la voglia di vivere i propri anni e la voglia di crescere sono al massimo dei sensi, ti rimane dentro per tutta la vita. Per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di vederlo quando andò in onda la prima volta infatti, ha rivestito un po’ il ruolo del fratello maggiore, quello che quando intuiva che avevi l’età giusta per apprezzarli, ti apriva le porte del suo armadio segreto e ti faceva conoscere così il suo tesoro più grande nel pomeriggio che ti avrebbe cambiato la vita: un disco dei Led Zeppelin, uno dei Pink Floyd, passando per Janis Joplin, Jefferson Airplane.. E che a notte fonda quando rientrava in punta di piedi per non svegliare nessuno, appagava la tua curiosità raccontandoti tutto del mitico concerto dei Rolling Stones al quale lui era andato ma tu no, perché ancora troppo piccolo per certe esperienze.

Ma di certo, non troppo piccolo per sognare.

Kiki Dee, Dire Straits, I Clash di “Rock the casbah”, il Bowie di “Let’s dance” o Frankie goes to Hollywood, i primi videoclip, le house bands e gli Italian graffiati di Ivan Cattaneo con i suoi omaggi agli anni ’60 e i suoi filmati colorati e ricchi di effetti di grafica che in quel momento scopriva se stessa.

Mr. Fantasy era lo spazio dedicato alla musica in televisione. E di certo non è poco.

Ed era lo spazio che parlava ai ragazzi di musica ma soprattutto, che parlava ai ragazzi.

E nella loro stessa lingua. E anche questo non è poco

Erano gli anni in cui giro di basso di “Good Times” degli Chic diventa la base di “Another one bites to dust” dei Queen e di “Rapper’s Delight” della Sugar Hill Gang che da’ inizio così al rap ma anche a quei meravigliosi, caotici, contraddittori, creativi, colorati anni ’80 fatti di dance, di pop, di new wave, di no wave, di post punk, di glam, di tutine colorate, capelli cotonati, blue notte e rosa shocking. Anni in cui sentivi che tutto poteva succedere; anni fatti di sperimentazione e di Mr. Fantasy. Che non a caso si autodefinisce laboratorio in cui diversi mondi, ma forse uno solo, si incontrano in uno spazio assolutamente e volutamente a-temporale, indefinibile e per questo non circoscrivibile; spazio in cui un ambiente stilizzato incorniciato da una scenografia sobria e un tunnel, unico legame col mondo terreno, davano il benvenuto all’uomo di bianco vestito venuto da un altro pianeta che ci parlava di altri mondi, tutti nati dal grande libro delle 7 note. E soprattutto, ce li faceva vedere.

Ha segnato un epoca Mr. Fantasy, è stato un programma innovativo, di rottura. Ma innovativo perché? E quali erano questi schemi che questo programma rompeva facendo così tanto rumore?

Per capire la risposta ci viene incontro il sottotitolo del programma: musica da vedere, ovvero, l’allora nascente videoclip che da “semplice” ripresa realizzata per pubblicizzare l’ultimo brano di un cantante , di li a poco avrebbe gettato le basi per un sodalizio artistico/pubblicitario/economico che avrebbe avvolto i teenager e che non avrebbe conosciuto confini; diventando oggi sempre più un ulteriore trailer cinematografico che fa da traino al film, e viceversa.

Basti pensare infatti a come il cinema ha sfruttato il videoclip e capiremo la potenza di questa nuova arte e di questa importante intuizione e perché questo programma avrebbe cambiato il modo di fruire la musica. Soprattutto se consideriamo che dopo la prima proiezione di Flashdance gli adolescenti uscirono dal cinema per recarsi in un negozio di dischi li vicino, comprare la colonna sonora del film sino a farla esaurire in un’ora, per poi rientrare al cinema e vedere di nuovo la pellicola.

E pensiamo per un attimo a tutti quei “teen” film di quegli anni - e ai relativi brani presenti all’interno degli stessi - creati dal binomio vincente produttore, Howard Deutch, e regista John Hughes, e all’icona indiscussa di quel momento: Molly Ringwald; ed ecco che per l’occasione del film The Breakfast Club, questo mezzo espressivo appena nato, e nello specifico il video dei Simple Minds “Don’t you forget about me” vede inserite all’interno delle riprese fatte al gruppo, delle immagini del film con Jim Kerr accanto ad una serie di televisori che ne trasmettono degli estratti.

“Eye of the tiger” e Rocky, Karate Kid.. Labirinth, Goonies, Ghostbusters, Limahl con la sua “Never ending story”, The woman in Red, Prince e la sua meravigliosa “Purple Rain”. Il meccanismo brano che ricorda il film e film che porta ad ascoltare il brano molteplici volte per ballarlo e parlarne alle feste con gli amici, non solo è decollato, ma è già collaudato.

Ma il video sarà anche protesta, quella di Sting che in anni di guerra fredda nella sua “Russians” si chiede “How can I save my little boy from Ophenaimer’s deadly toy”, o anni dopo 2Pac: eh sì, qualcuno gli ha sparato ma lui continua a raccontare la sua rabbia al centro del suo “Changes” ogni qualvolta che si spinge play su quel nastro. Senza dimenticare “Cercasi Susan Disperatamente” o “I’m on fire” e al prologo all’interno del video stesso prima dell’inizio effettivo del brano.

Ed ecco la prima vera grande intuizione di Mr. Fantasy, e del suo autore Paolo Giaccio in notevole anticipo sui tempi quel 12 Maggio 1981.. quella di avvertire l’importanza di un cambiamento, o forse solo il desiderio di fare qualcosa di diverso, o magari entrambe le cose. Resta comunque la volontà di cogliere al volo questo momento portando la musica laddove la televisione non era ancora arrivata: Mtv infatti nascerà negli Stati Uniti tre mesi dopo questo programma, anche se per vederla in Italia aspetteremo altri dieci anni, mentre gli studi del Ciocco e di Video Music apriranno tre anni dopo Mr. Fantasy.

E’ il 1984: e due video musicali, “Radio Gaga” dei Queen e “Victims” dei Culture Club saranno le sigle, rispettivamente di apertura e chiusura del Festivalbar.

E’ appena nato e ha già fatto tutto queste cose, il videoclip.

E il profeta di tutto questo è venuto certamente dal futuro per raccontarci queste meraviglie. E se pensiamo poi che quello stesso anno alla domanda su chi fosse il presidente della repubblica nessuna adolescente sapeva rispondere, mentre Simon Le Bon lo conoscevano tutti, capiamo perché di li a poco Mr. Fantasy avrebbe aperto la strada a tutto ciò che sarebbe venuto dopo, uno su tutti “Dee Jay Television” con le sue biografie e le sue “sing a song”, rubrica che riportava al centro del video il testo della canzone in inglese; quasi una premonizione del karaoke, ma probabilmente un’evoluzione delle traduzioni, sempre su video, lanciate da Mr. Fantasy.. Il tunnel ha colonizzato altri pianeti e altri atterraggi…

Ed ecco perché questo programma ha lasciato il segno. Per tutto questo e perché è stato il primo.

Televisivamente parlando infatti si inserisce in un contesto in cui la tv era da poco diventata a colori; era il 1977 quando le signorine buonasera annunciavano le famose “prove tecniche di trasmissione” e dei cerchi in alto a destra ti avvisavano che sul secondo canale stava per iniziare un altro programma; in giro si parlava di Ufo, di avvistamenti e del triangolo delle bermuda; e gli Italiani seguivano con grande attenzione gli sceneggiati del momento, bellissimi racconti di fantasmi e di misteri le cui sigle hanno caratterizzato un decennio. Suggestive come le storie, identificavano perfettamente una atmosfera, una situazione, e la storia stessa rimanendo nel cuore della gente, che comprando i dischi portava brani come Gamma e Cento campane ai primi posti delle classifiche.

Se alla fine degli anni ’60 si è imposta la droga come cultura, come presa di coscienza di se con l’esecuzione del brano “dilatato” sotto l’effetto degli stupefacenti, gli anni ’70 diventano il periodo della disillusione. Alla musica da ascoltare in religioso silenzio come i primi concerti acustici di Dylan, o quelli psichedelici dei Pink Floyd, si contrappone quella anarchica del punk e dei sex pistols, e di un nichilismo che risponde ad un ’68 che non è riuscito a mantenere le promesse fatte alla beat generation, colme di marijuana e di pacifismo; delle droghe legalizzate e del sesso libero, della lotta per i diritti civili e del sogno di Martin Luther King, mentre Born to be wild diventava, suo malgrado, la colonna sonora di un periodo controverso portando con se innumerevoli accoliti a bordo di Harley Davidson fiammanti che nel loro Easy Driver avrebbero dato un passaggio, o travolto, dipende dai punti di vista, anche le generazioni future. E così, mentre il rock sperimenta, alla disillusione di questi anni si affianca una musica di evasione, con la voglia di leggerezza, abbigliamento e corpo libero, glam a volontà. Gloria Gaynor, Donna Summer, il sesso esplicito nelle lyrics, il gay oriented. Ritchie Family, Boney M.. la Disco Music, e il videoclip.

Poi, improvvisamente il vuoto. La musica sembra quasi essere stata bandita dalle reti nazionali e non. Se nei decenni precedenti in modo così diverso c’è pur sempre stata una ribellione, una contestazione, o comunque una voglia di esserci e dire la propria, nel ’90 improvvisamente il nulla. Una forma di apatia da disorientare il nichilismo stesso del punk. I rave e l’annullamento della personalità, umanamente parlando. Il campionamento dei brani dei decenni precedenti e l’ annullamento della personalità, artisticamente parlando.. I balletti vengono aboliti, meglio delle ragazze svestite in grado solo di sorridere e battere le mani.. Magari così evitiamo pure di pensare alle cose serie..

La politica si impadronisce della televisione ai cui vertici c’è un ricambio generazionale, forse meno preparato rispetto ai loro predecessori, e si riempie di talk, di chiacchiere, di opinionisti improvvisati. Sulla scia del successo di vendita dei giornali di pettegolezzi, si lavora su questa forma di morbosità e voyeurismo, e invece di cercare idee si sono cercati sconosciuti da chiudere in una stanza per studiarne le reazioni. Nasce così il reality, un successo di audience e un ritorno economico con in alcuni casi pochissimi costi per l’ingaggio degli sconosciuti e grandi vendite pubblicitarie. E ogni volta che proponi un programma, un’idea che vede la musica protagonista, la risposta è sempre negativa. Queste cose non interessano a nessuno, non funzionano, la gente vuole.. Ma la gente siamo noi e puntualmente, grazie ad un coraggioso di turno, arriva il programma diverso, con molta musica e nessuna volgarità, e ha un grande successo. E la tv dei ragazzi? Stessa fine. Il dirigibile, Supergulp!, sono programmi per chi ha avuto la fortuna, come me, di avere 6 anni nel 1977.

Ma la riprogrammazione delle puntate originali di Mr. Fantasy da di nuovo ragione a Massarini e apre una porta sulla riflessione. Quella che ci fa sembrare sempre più evidente che oggi si parla solo di audience e non più di idee. E ancora una volta, Mr. Fantasy, questa volta Reload & Rewind , rompe gli schemi, oggi come allora.

E a giudicare dal tam tam su un noto social network ancora prima della messa in onda della prima puntata, direi che ha fatto nuovamente centro.


©Elettra Dafne Infante - tutti i diritti riservati, in caso di citazione riportare la fonte

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