Il mio amico Arnold
Che cavolo stai dicendo Willis?
Trasmessa sulle reti Americane dal 3 novembre 1978 al 30 agosto 1986, “Diff’rent strokes”, in Italia “Harlem contro Manhattan”, è una delle serie più riuscite e certamente tra le più amate dai teenagers di tutto il mondo tanto da poterla vedere in tv ancora oggi a distanza di trentanni... Dinamica, intelligente e ricca di buoni propositi, la forza di questa sit-com sta nella sua originalità e soprattutto nella simpatia e nella spontaneità del suo protagonista, Arnold, al secolo Gary Coleman. Coleman è un bambino di 8 anni quando inizia a girare la serie, e come spesso accade quando dei ragazzi così giovani entrano a far parte di un telefilm, cresce davanti alle telecamere, di fronte e con il suo pubblico. Con i riflettori sempre puntati addosso, che si tratti della sua pubertà, della sua adolescenza o dell’età adulta. E’ successo a Michael J. Fox, da “Casa Keaton” alla saga di “Ritorno al futuro”, è successo a Leonardo Di Caprio, da “Genitori in blue jeans” ai film con Scorsese; Katie Holmes, da “Dawson’s Creek” al grande schermo. Chi non ricorda la piccola Joey, timida, introversa, perdutamente innamorata di Dawson fin da bambina fino a quando non deciderà di dare un taglio a questa dipendenza e pensare a se stessa, realizzando che forse il vero amore è da qualche altra parte, sino alla sua maturità e a quella crescita, da adolescente a donna, con Pacey dopo anni di amicizia e un lungo viaggio in barca per conoscersi meglio. E quale adolescente non si riconosce in questo tipo di percorso..? Ed ecco che questi attori negli anni diventano un po’ nostri confidenti, degli esempi; in fondo hanno gli stessi problemi e affrontano le stesse incomprensioni tipiche di questa età. E chi può capire un adolescente se non un altro adolescente che vive le stesse cose e nello stesso momento..? Quando tutto ti sembra così tanto più grande di te, inafferrabile a volte. Ma sempre emozionante. Un batticuore intenso e speciale per il ragazzo dell’altra classe o che ti abita vicino. Il primo bacio, il primo sguardo. Il primo dubbio… La voglia di andare oltre, ma la paura che il giorno dopo tutti te lo leggano in faccia e capiscano che è successo qualcosa di diverso. E allora stai li in camera sul letto col tuo diario tra le mani e lo stereo ad alto volume, quasi a voler isolare e proteggere i tuoi sentimenti, e trovare un rifugio dove essere capiti, mentre aspetti il falò che ci sarà sulla spiaggia quella sera, o mentre raggiungi i tuoi amici al cinema, e accosti la bici per metterti il lucidalabbra un attimo prima di fare quella curva per arrivare poi facendo finta di niente. Ignorare apposta lo sguardo del ragazzo per cui stravedi, ma chiedere subito alla tua migliore amica “Allora, come ha reagito?” E vederla poi persa in un delirio improvviso perché dagli altoparlanti la radio annuncia il matrimonio di Simon Le Bon.. E certo.. quella fu davvero una notiziaccia.. Accidenti, come aiutarla? Buttare tutti i tuoi diari? Trovare il modo di farlo divorziare? Semplicemente passare in rassegna tutte le edicole per cercare quel giornale con quella frase in più rispetto all’altro nella speranza che, come puntualmente accadeva vista la loro popolarità, ne parlasse pesino il telegiornale.. E nell’attesa, decidere di rimanere in disparte ad osservare il mondo per un po’ e pensare a quanto ti sei divertito il pomeriggio prima. Ed ecco che questi telefilm diventano un po’ un confronto con il riepilogo della tua giornata e le loro esperienze diventano le tue.. E quella spensieratezza un bellissimo sorriso sulle tue labbra ogni volta che ti torna in mente.
Ma a Coleman tutto questo non è successo. E Different strokes, era una sit-com totalmente diversa rispetto alle altre. Un giorno, in seguito alla morte della sua governante di colore, un ricco uomo d’affari bianco ne adotta i due figli, Arnold e Willis, pur avendo lui stesso già una figlia, Kimberly, dando loro la possibilità di avere un futuro, nella tradizione del grande sogno Americano, e dando vita così ad una convivenza agiata nel suo attico, ma soprattutto, interrazziale. Harlem contro Manhattan, appunto. Due realtà molto lontane in una società ancora difficile. In ogni puntata vengono toccati temi importanti dal razzismo alla droga, conditi da una buona dose di saggezza e ironia.
“Il mondo non si muove al ritmo di un solo tamburo, quello che potrebbe andar bene per te, non potrebbe andar bene per altri…” ovvero, “Now, the world don't move to the beat of just one drum, What might be right for you, may not be right for some.” Il brano di Alan Thicke, Gloria Loring e Al Burton racchiude in sé la profonda crescita sociale dell’ America dell’ultima (all’epoca) generazione rispetto alle questioni razziali, mentre i versi ”Everybody's got a special kind of story/ Everybody finds a way to shine”,”ognuno di noi ha una storia speciale, ma ognuno di noi può trovare il modo di risplendere”, racchiudono il senso del sogno Americano. A voler essere proprio onesti non siamo poi così lontani dai focolai del ku klux klan, dal sogno di Martin Luther King o dalla divisione dei posti per i bianchi e per i neri sugli autobus e nei ristoranti. Mtv non era stata inventata, Michael Jackson cantava ancora con i fratelli ed era fresco dell’esperienza con la Motown, e la rivoluzione di Thriller era ancora lontano da venire..
E’ il 1978. Quell’anno la pagina del Tv Radio corriere curata da Carlo Bressan e dedicata alla tv dei ragazzi, ci informa che il lunedì sulla rete 2 andrà in onda “Sesamo apriti”, un nuovo programma per bambini che al suo interno, tra l’altro, vedrà le avventure della rana Kermit e quelle di Gatto Silvestro mentre un bellissimo articolo annuncia l’ultima puntata de “Il dirigibile”, programma per ragazzi condotto dalla fatina Maria Giovanna Elmi con Toni Santagata nella prima edizione, e Mal dei Primitives nella seconda, noto a tutti i bambini per quel suo “Furia cavallo del west che beve solo caffé” arrangiato dai Fratelli De Angelis; la Rai si avvale e si pregia di sigle televisive come “Isotta” disegnata da Bruno Bozzetto e cantata da Pippo Franco, e “Johnny il bassotto” cantata da Lino Toffolo: “Chi ha rubato la marmellata? Chi ha scaldato la cassata con il phon..?” Imperversano le figurine Panini e l’album delle “città”, cui seguirà quello dei personaggi dello spettacolo con le figurine di Tv sorrisi e canzoni, quello di Candy Candy e di Capitan Harlock e l’indimenticabile rito del “ce l’ho.. ce l’ho.. mi manca..”
Siamo in pieno fenomeno disco con gli Chic che cantano Le Freak e una telenovela brasiliana con Sonia Braga, “Dancing Days” che in una puntata vedrà come ospite addirittura Peter Tosh..
Il 1978, per noi bambini di 7 anni, sarà qualcosa che non avremmo mai più dimenticato.
“Si trasforma in un razzo missile,con circuiti di mille valvole,tra le stelle sprinta e va,mangia libri di cibernetica,insalate di matematica, e a giocar su Marte va..”
La rai trasmette ATLAS UFO ROBOT, Goldrake per gli amici ; il brano raggiunge il quarto posto della classifica, e il suo interprete, Alberto Tadini, sarà ospite persino di Discoring.
Mediaset contrattacca con Gundam, Candy Candy (ma soltanto dopo la sua apparizione in una tv locale), Lady Oscar e Lupin III e la Rai risponde con Peline, Anna dai capelli Rossi, Remì, il tenebroso Harlock e Galaxy Express. Sono gli anni dei cartoni animati Giapponesi e di una infinita, nonché sterile, diatriba sulla violenza di questi cartoni, l’uso (totalmente invero) del computer e una serie incredibile di inesattezze che non tengono conto del significato più profondo di una storia, delle tradizioni legate al disegno e delle ragioni commerciali di alcune emittenti che hanno trasmesso queste serie animate senza rispettare i target di destinazione e di programmazione. Senza sottovalutare poi la continua crescita delle tv private, e la continua richiesta di cartoni da trasmettere. Ricordo episodi di Lamù che si rincorrevano da un circuito ad un altro a distanza di un’ora nello stesso pomeriggio..
Ma il 1978 ha visto anche serie bellissime come Woobinda, Star Treck (sebbene antecedente in patria di almeno dieci anni), Chips, La famiglia Bradford, Fantasilandia, Happy Days, Hazzard, e film come Superman, la vendetta della pantera rosa ma anche il rivoluzionario Halloween..Dalla paura per gli ufo e per un attacco al pianeta da parte di qualche “sconosciuto”, ecco che con le musiche e il genio di Carpenter la paura viene dall’interno delle proprie case, da qualcuno “conosciuto”. Uno degli impieghi più diffusi negli Stati Uniti infatti è quello della baby sitter, e cosa c’è di più preoccupante, per usare un eufemismo, se la persona cui hai affidato i tuoi figli nel rifugio della tua casa non è quella di cui ti puoi fidare..?
Ma torniamo alla nostra sit com e al suo protagonista, recentemente scomparso all’età di 42 anni. Affetto da una malattia congenita che non gli permette di crescere in statura e che per due volte lo ha portato alla dialisi, Gary Coleman è un bambino spensierato e pieno di entusiasmo quando entra nella serie. E’ spigliato, ha grandi capacità recitative ed espressive che gli consentiranno un ritmo e dei tempi scenici sempre di grande efficacia che lo accompagneranno anche nelle interviste rendendolo inevitabilmente accattivante. All’età di 40 anni sposa Shannon Price conosciuta sul set del film cui stava lavorando, 22 anni, per poi divorziare da lei un anno dopo, ma la cosa più brutta è il vortice di interviste, commenti, foto e pressioni mediatiche in generale cui la coppia è sottoposta. Pressioni su quante volte fanno sesso, sul volere o no dei figli, accuse di abusi non chiare da ambo le parti, problemi di salute e una vita sfruttata anche da altri, e su tutto comunque un nome ancora appetibile per la pubblicità che continuerà ad avvalersi della sua persona a prescindere da tutto e da tutti.
E a chi gli domandava “si è pentito di essere stato così a lungo in una serie, rifarebbe Arnold?” La risposta era sempre la stessa, negativa, accompagnata dallo scuotere della testa e da una grande tristezza negli occhi. No, Gary Coleman non avrebbe rifatto Arnold tornando indietro, ne una serie così lunga, 189 episodi per ben 8 stagioni, ne un personaggio che lo ha etichettato in questo modo visto che Hollywood, dice lui, ha la memoria corta. E se ci pensiamo bene forse tra gli altri anche un altro grande dello spettacolo è stato dimenticato, così all’ improvviso: Mickey Rooney, un altro bambino prodigio, un altro grande talento che non è cresciuto molto in altezza e che una volta esauriti i ruoli da adolescente, lui, così straordinario, non ha avuto altre grandi opportunità. Ma spesso un’inquietudine malsana e profonda ci rapisce e si impossessa di noi. Un giorno una delusione, un altro giorno l’incapacità di reagire e guardare avanti, e i tanti (troppi) tentati suicidi e abusi di alcol e droghe di molte star.
Vivere è un mestiere difficile ma è anche il più bello e se noi siamo qua, io a scrivere dei nostri momenti più importanti e voi a leggerli è perché li abbiamo vissuti, li abbiamo assorbiti; è perché certe serie, certe canzoni o certi film hanno accompagnato i nostri sogni diventando parte di noi. Noi siamo il risultato di ogni nostra scelta e di ogni nostra fase educativa. Noi che inorridiamo di fronte al vuoto di questi anni e che calibravamo e identificavamo i ritmi delle nostre giornate con quelle della tv e dei nostri programmi preferiti. Se in televisione c’era Happy Days allora sapevi che era anche arrivata l’ora di cena perché sicuramente erano le 19.30.. Assaporavamo ogni cosa, avevamo un obiettivo, attendevamo un filmato, un disco e questo ci faceva capire il valore delle cose. Insegnandoci ad averne rispetto. Ma poi crescendo non sempre ci ricordiamo di quell’entusiasmo e di quella spensieratezza con cui affrontavamo la vita. Questo perché non ci alziamo più con un sogno nella testa e con un sorriso, grati di essere al mondo perché siamo già persi in duemila cose da far funzionare ancora prima di riuscire a prendere il caffé. Perché per tutti, volente o nolente, arriva quel giorno in cui perdi la spensieratezza. Spensieratezza e voglia di esplorare il mondo che noi filtravamo attraverso serie che ci sono rimaste nel cuore e che ci preparavano alla vita, diventando un riferimento.
E’ morto in ospedale Gary Coleman, in seguito ad una caduta per le scale che gli ha procurato un’emorragia. Una vita complicata, come quella degli altri due protagonisti di questa sit-com: Todd “Willis” Bridges arrestato per spaccio, e Dana “Kimberly” Plato morta giovanissima per overdose.
Di rilievo anche il personaggio relativamente secondario della mitica signora Garrett, governante di casa Drummond interpretata da Charlotte Rae, , che presto vedrà in uno spin off, “L'albero delle mele”, una serie tutta sua. Storiche alcune partecipazioni fisse alla serie come quella di Janet Jackson.
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